From 0 to the Top: intervista a Nico Valsesia

Fondista e ciclista di fama, è partito dal mare per raggiungere le vette più alte: vi presentiamo il nostro atleta Nico Valsesia, il cui “hobby” consiste nell’abbattere i record.

From 0 to Monte Bianco, From 0 to Aconcagua, From 0 to Kilimangiaro, From 0 to Elbrus, From 0 to Monte Rosa. Sembra quasi che ci provi gusto, il nostro testimonial Nico Valsesia, a partire dal fondo per poi raggiungere la vetta del mondo. Del resto dev’essere inebriante, e forse anche un filo straniante, partire dal livello del mare per poi trovarsi, nell’arco della stessa giornata o giù di lì, oltre i tre, quattro, addirittura seimila metri nel caso della maestosa Aconcagua, sulla Cordigliera delle Ande.

Fondista e ciclista di fama, Nico Valsesia - con cui NRC sta sviluppando un nuovo occhiale di altissima qualità, progettato appositamente per gli sport invernali - può vantare un palmares davvero notevole: all’attivo ha una serie di record nell’ultratrail, come ad esempio quello di ascesa dell’Ojos del Salado in Cile, il vulcano più alto del mondo, e un secondo e un terzo posto nella prestigiosa RAAM - Race Across America, una delle gare di ultraciclismo più lunghe al mondo.

Ma è con il progetto From 0 to che Nico ha acceso l’immaginazione degli appassionati di sport. Tutto è cominciato quando nel 2013 si è messo in testa di battere il record di dislivello positivo in ultratrail + bicicletta. Ispirato dalle imprese di Marino Giacometti, è partito in bici dal Mar Ligure e ha raggiunto di corsa la cima del Monte Bianco in 16 e 35 minuti, migliorando il precedente record di due ore. E da lì non si è più fermato, macinando chilometri per raggiungere nel minor tempo possibile “mostri” come l’Elbrus e l’Aconcagua. 

Ne abbiamo parlato con lui in un’intervista esclusiva.

Nico Valsesia (foto: Vito Delaurentis)

Come ti prepari (e con quanto anticipo) per le sfide più impegnative?

Mi alleno costantemente, ma a ridosso di due o tre mesi dalle imprese più impegnative inizio un allenamento specifico, ad esempio passando più tempo in montagna se devo scalare una cima, oppure lavorando sulla corsa. 

Cerchi di familiarizzare prima con il percorso?

Se si tratta di una scalata all’estero, cerco di andare sul posto una ventina di giorni prima, così da fare su e giù tutti i giorni, abituarmi al percorso e, se si tratta di una vetta molto alta, anche alla quota, perché oltre i 5000 è tutto un altro mondo. Oppure, se per esempio devo affrontare varie giornate di fila in bici, come è stato per la Atlas in Marocco, mi faccio tre giorni di bici dal Piemonte fino a Barcellona, oppure scendo giù in Sicilia quasi non stop, più che altro per abituarmi mentalmente a quello che sto per fare.

Come strutturi invece l’allenamento di mantenimento durante l’anno?

Vado in bici tutti i giorni, perché è meno di impatto fisico, mentre mi alleno nella corsa due o tre volte a settimana. Sempre in salita, perché in piano non mi piace. Di solito la mattina mi sveglio e faccio un po’ di palestra a casa, poi mi metto in sella alla bici, almeno per due o tre ore. Se riesco anche cinque, ma dipende dal tempo a disposizione, visto che ho un negozio e tre figli! In inverno la domenica, oppure anche in settimana alzandomi molto presto, mi dedico allo sci alpinismo, perché è un ottimo allenamento.

I preferiti di Nico

Mi piacciono tantissimo gli X1 della linea EARTH, perché sono molto leggeri e riesco a usarli per lungo tempo, anche di notte. È importante, perché non è che possa portarmi dietro tanti occhiali da sole diversi, quando vado su.

Cosa ti spinge ad affrontare simili sfide?

Mi piace da matti, mi fa stare bene. Non tanto il giorno della sfida, anzi quella è la parte che mi piace di meno, perché devo dimostrare qualcosa a qualcuno. Non è questo che mi interessa, anche perché lo farei pure se non mi seguisse nessuno. La parte che amo è la preparazione. 

Quanto conta l’equipaggiamento, in queste imprese?

Conta perché rispetto a venti anni fa le cose sono cambiate e uno scarpone invece di tre chili ne pesa uno: è una cosa che può fare la differenza, soprattutto a livello di sicurezza, perché in montagna più tempo ci impieghi a compiere un percorso, più aumentano i rischi. Vale anche per le bici: il peso e la scorrevolezza contano tanto. Ma vale anche per l’equipaggiamento più specifico, come ad esempio gli occhiali: un occhiale con la lente sbagliata in montagna può darti grossi inconvenienti. In certe situazioni hai bisogno di una protezione solare adeguata, altrimenti ti rovini la vista, e se non hai le paratie laterali ti si congelano gli occhi. Gli occhiali da sole sono fondamentali. Non per niente gli alpinisti badano a tre cose: guanti, scarponi e occhiali.

Nico Valsesia (foto: Vito Delaurentis)

Il momento più difficile o spaventoso della tua carriera sportiva?

Probabilmente la RAAM, dove ho davvero raggiunto i miei limiti fisici e mentali. Dormire nove o dieci ore nell’arco di nove giorni è un’esperienza particolare.

Le imprese di cui vai più fiero?

Il primo From 0 to, perché ho abbassato il record di tanto. L’Aconcagua, perché amo il Sud America e ho avuto l’occasione di trascorrere un mese sulle montagne andine. Ma anche il Monte Rosa, perché giocavo in casa e c’era la gente che faceva il tifo. E poi ancora il primo posto all’Italy Divide. Insomma, tutte quante!

La tua prossima impresa?

From 0 to Everest. Ci sarei già dovuto andare, ma con il Covid ovviamente si è bloccato tutto. Vediamo come sarà la situazione in primavera…

I preferiti di Nico

Adoro anche gli X2.OLIMPO con la montatura nera e oro. I ragazzi di NRC me ne hanno realizzato una versione con la lente da 4000 e sono fantastici.